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Felicità, scoperte, grazie, conquiste. Questo è vangelo, certamente. Ma sin dall’inizio si è capito che il tutto ha un’altra faccia, che l’albero ha le sue radici… «Se il chicco di grano caduto in terra non muore - si legge in Giovanni - rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24). Ne è la personificazione Gesù crocifisso… In un episodio di quei primi mesi del 1944 abbiamo una nuova comprensione di lui. In una circostanza veniamo a sapere che il più grande dolore che Gesù ha sofferto, e quindi il suo più grande atto d’amore, è stato quando in croce ha sperimentato l’abbandono del Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46).

Siamo profondamente toccate da questo. E la giovane età, l’entusiasmo, ma soprattutto la grazia di Dio, ci spingono a scegliere proprio lui, nel suo abbandono, quale via per realizzare il nostro ideale d’amore.

E da quel momento ci è parso di scoprire il suo volto dovunque. Egli, che aveva sperimentato in sé la separazione degli uomini da Dio e fra loro, ed aveva sentito il Padre lontano da sé, fu da noi ravvisato non solo in tutti i dolori personali, che non sono mancati, ed in quelli dei prossimi, spesso soli, abbandonati, dimenticati..., ma anche in tutte le divisioni, i traumi, gli spacchi, le indifferenze reciproche, grandi o piccole: nelle famiglie, fra le generazioni, fra poveri e ricchi; nella stessa Chiesa a volte; e, più tardi, fra le varie Chiese; come in seguito, fra le religioni e fra chi crede e chi è di diversa convinzione… Ed è stato lui ad insegnarci come affrontarle, come viverle, come concorrere a superarle quando, dopo l’abbandono, aveva rimesso il suo spirito nelle mani del Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46), dando così all’umanità la possibilità di ricomporsi in se stessa e con Dio ed indicandole il modo. Egli ci si è manifestato perciò chiave dell’unità."

 


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Franco De Battaglia
A Trento con Chiara Lubich. Le parole dei luoghi.
Il Margine, 2011