Elio: il frutto di una vita
- Categoria: InAzione
- 31/03/12
F.C.: Nostro figlio si preparava per la Prima Comunione e il parroco ci ha invitati a degli incontri per genitori in cui è stata raccontata l’esperienza di Chiara Lubich che abbiamo sentito oggi. Poi abbiamo continuato a frequentare, quando potevamo, questo tipo di incontri e pian piano abbiamo cominciato a scoprire e sperimentare sempre più la presenza dell’ Amore di Dio nella nostra vita.
Come tutte le famiglie abbiamo attraversato tante difficoltà, situazioni difficili nel lavoro o anche in casa, con i nostri figli, momenti in cui sarebbe stato impossibile credere all’Amore, ma abbiamo sempre trovato la forza per superare positivamente queste prove in una condivisione profonda con persone che potevano aiutarci e capirci. Poi, a distanza magari di anni, abbiamo scoperto il ‘perché d’amore’ in situazioni che sembravano assurde e senza sbocco.
Abbiamo imparato pian piano a credere all’Amore.”
M.C.: Poi un fulmine a ciel sereno… Papà stava bene, ma è stato ricoverato per un dolore alla gamba che sembrava fosse causato da una caduta sciando quest’inverno, invece dopo pochi giorni gli esiti ci hanno lasciati sconcertati e angosciati: si trattava di un tumore al polmone già in metastasi ossea e al cervello. Non riuscivo a crederci che stesse capitando proprio a noi, mi sembrava impossibile; queste situazioni sembrano così distanti, lontane quando sono gli altri a viverle che ci crediamo immuni di fronte alle tragedie; forse una difesa per proteggere ciò che amiamo.
Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare ciò che i medici mi avevano appena detto che dovetti andare nella stanza d’ospedale perché papà aspettava di sapere qualcosa.
E' stato un duro colpo anche per lui, ma ricordo perfettamente l'espressione dei suoi occhi, sicura, coraggiosa, fiduciosa. Fin da subito mi ha rassicurato; era come se già aspettasse questa prova, come se già sapesse. Il suo sguardo era sereno, sincero. In cuor suo mi disse di essere pronto a fare la volontà di Dio.
Da quel momento cominciò la sua battaglia.
Nei mesi a seguire le cose peggioravano, pian piano, con un lento logorio, anche il dolore non cessava. Ogni giorno gli chiedevamo: “papà come stai”? Lui ci rispondeva: “bene, prendiamo momento per momento”.
Questo suo coraggio ci trasmetteva tanta serenità anche se a volte ci sembrava incredibile. Non si lamentava, anzi le sue attenzioni erano rivolte sempre verso di noi; ci chiedeva dei suoi amatissimi nipotini, ci chiedeva di noi e delle nostre cose, di mamma.
Mi sono resa conto che tutto questo è stato possibile per le tante persone che vivono questo Ideale della fraternità e dell’unità che gli sono state costantemente vicine: lo sapevano sostenere nel modo giusto, bastavano poche parole pronunciate sottovoce o un messaggio al cellulare, per dargli la forza necessaria per non mollare.
La sua serenità a volte ci impressionava.
Un giorno è venuto a trovarlo un suo amico e gli ha chiesto: “Come stai Elio?”; e lui: “Bene, per me questa è una Grazia”.
Noi ci siamo guardati stupiti. Aveva detto proprio così: “questa malattia è una grazia”. E lì mi sono resa conto come per mio padre era la grande prova: poteva mettere a frutto quello che in una vita aveva con grande perseveranza cercato di imparare: donare la vita a Dio Amore.
Questa per me e per noi è stata una testimonianza importantissima, un regalo che io chiamo miracolo, perché è grazie a questo che noi siamo qua oggi a raccontare di lui con il sorriso nel cuore.
Certo non lo neghiamo, la nostalgia è tantissima ed aumenta man mano che passano i giorni, il distacco è forte; ma papà ci sembra più vivo di prima, è dentro di noi con tutto il suo amore, il suo coraggio, la sua protezione.