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Nelle aule dell’università

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Da due anni vivo a Trento e studio alla facoltà di Sociologia.

Nell’ambiente universitario ci sono mille e più occasioni ogni giorno per costruire rapporti veri e sinceri, basati sull’amore vero e andando al di là del parlare solo di libri e esami. Gesti quotidiani e concreti: andare in mensa con chi è da solo, prestare gli appunti, ascoltare chi magari ha bisogno di qualcuno con cui sfogarsi…

Un  giorno ad esempio arrivo in ritardo a lezione. In realtà non era la prima volta che succedeva…, comunque mi siedo vicino a una mia compagna che è spesso da sola. Subito inizia a prendermi in giro in modo pesante per il mio ritardo, mettendolo in rilievo ed esagerando ciò che può capitare a tutti. Mi sarei girata dall’altra parte, un po’ infastidita, concentrandomi sulla lezione e ignorando il suo atteggiamento, ma sentivo ancora più forte quel “amare tutti: il simpatico e l’antipatico”. Quindi amare anche lei! Ho cercato di prenderla un po’ sul ridere, scherzandoci su, e poi ho iniziato ad ascoltarla così, con semplicità. In questa occasione mi sono resa conto come il suo atteggiamento fosse solo una scusa per ricevere un po’ di attenzione e quanto bisogno avesse di qualcuno con cui parlare e da cui essere ascoltata.

In un’altra occasione, una mia compagna doveva andare in copisteria a fotocopiare un libro di 300 pagine per un suo studio. Essendo un lavoro abbastanza lungo e pesante mi sono offerta di aiutarla per velocizzare la cosa… Non si sarebbe mai immaginata che l’avrei aiutata fino alla fine. Era proprio contenta! Un’ora e mezza, in cui certo anch’io avrei avuto tante altre cose da fare, ma non lo sentivo tempo sprecato, anzi. E’ stata una bellissima occasione per andare in profondità nel nostro rapporto. Tra l’altro, poco tempo dopo, quelle stesse fotocopie sono servite anche a me. Davvero amare è conveniente da tutti i lati!

Studiando a Trento, ma provenendo da un’altra città, ogni tanto torno a casa dalla famiglia. Spesso è l’occasione per riposarmi, per stare coi miei genitori e coi fratelli in tranquillità. Un po’ di tempo fa, appena apro la porta d’ingresso, non faccio a tempo a posare la borsa che mio papà mi chiede una mano per allestire una bancarella di solidarietà per le missioni, iniziativa che porta avanti da tanti anni. Montare aste, tavoli, scaricare gli oggetti che poi avremmo venduto, nonché seguire la bancarella tutto il pomeriggio fino a tarda sera. Lì per lì avrei risposto di no… Sentivo però che era l’occasione per amare papà non a parole, ma “coi muscoli”, concretamente. Quindi mi sono lanciata col solo intento di volergli bene. Nonostante la stanchezza ho cercato di fare bene e avere sempre un sorriso sia per lui, sia per chi, interessato al progetto, veniva ad acquistare o a domandare informazioni. E’ stata una serata davvero bella, una conferma che importa solo amare chi ci passa accanto, come esistesse solo lui. E’ stato bello poi vedere com’era contento papà d’avermi avuta accanto; un’occasione per parlare e stare insieme in armonia, tanto che nel viaggio di ritorno a casa si è aperto raccontandomi cose e fatti della sua vita, di cui non è facile sentirlo parlare.