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Mettere in pratica la fraternità

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Con gli amici
A causa di una malattia molto seria e per le forti cure ero costretta a stare molto in casa e a diradare impegni di lavoro e di amicizia. E'stato quindi con gioia e con sorpresa che ho accolto in casa l'arrivo delle mie amiche magrebine -mamma e figlia. Certo l'ora tarda era inconsueta per una visita e fuori faceva parecchio freddo. Baci, abbracci, sorrisi, un tè caldo per esprimere questa gioia Si comincia a parlare... faccio qualche domanda e ricevo in risposta lacrime ed occhi bassi: stupita chiedo- se possibile- di conoscere il problema e tutto di getto mi viene detto dalla figlia che la sua mamma è in attesa di un altro bimbo e non lo vuole tenere: sarebbe il 5°e lei si vergogna, in Italia non si usa avere tanti figli! Ha ottenuto il certificato medico per liberarsene anche se questa sua decisione non trova accoglienza in famiglia ma lei non ascolta nessuno, neppure suo marito che le dice "Se gettiamo via questo figlio possiamo gettare via anche gli altri". La mia giovane amica è stanca e delusa, non parla volentieri di questo problema e mi chiede cosa ne pensi io.
Non mi è difficile rispondere: la mia vita in quel periodo è sospesa a un filo e so bene come si sta, però mai la vita, tra fragilità e sofferenza, mi è parsa tanto bella.
Le incoraggio, assicuro aiuto e sostegno in ogni caso, ho alle spalle una grande famiglia su cui contare: è la famiglia del Movimento a cui appartengo da anni.
La decisione però sembra irrevocabile. Prego e condivido anche con gli amici questa sofferenza. Si fa strada qualche proposta concreta di aiuto, resto in attesa di notizie. E' sera e penso con tristezza che il giorno dopo la mia amica dovrà presentarsi in ospedale. Squilla il telefono, forse non tutto è perduto... Al telefono però trovo la voce di un amico di famiglia che mi comunica che può subito mettermi a disposizione una consistente offerta di denaro nel caso si abbia delle necessità.
E' una provvidenza inattesa: ora basta solo un SI' e in cuore spero che esso maturi anche per questa esperienza di dolore condiviso. Mi devo far coraggio, aspetto un giorno prima di telefonare e informare le mie amiche che l'aiuto promesso è ormai una sicurezza, chiedo se interessa ancora... Al telefono mi sento dire che avremo una nuova “nipotina”. Alla nascita della bimba mi comunicano i nomi pensati e mi chiedono di esprimere una preferenza. Mi colpisce un bel nome biblico e quello- con mia sorpresa- sarà scelto su tutti. Ogni tanto vengono a trovarci e notiamo con stupore come la bimba si rivolga a noi con affetto e fiducia come se fossimo i suoi veri nonni.

A scuola
Erano da poco rientrati in classe gli alunni che non frequentavano l'ora di religione quando la piccola marocchina gettando i libri sul banco dice irritata e delusa che quel giorno era il suo compleanno ma la mamma non le avrebbe fatto la torta promessa perché il suo papà- proprio quella mattina- era stato nuovamente ricoverato in ospedale. Dovevo cambiare classe e per me l'argomento si è chiuso su quell'occasione di festa perduta.
Solo nel pomeriggio, riprese le forze e lucidità, ecco tornarmi in mente la cocente delusione della bimba. Faccio un rapido bilancio: la piccola è musulmana, sradicata dai legami parentali, il papà fonte dell' unico sostegno economico è gravemente malato.
E' una situazione davvero pesante, tanto più per una bimba di soli 8 anni.
Penso allora di offrirle a scuola una vera festa di compleanno ma per il giorno dopo visto che sarò libera da impegni. Devo però accordarmi con i colleghi che subito non condividono l'idea ed elencano una serie ragionevole di difficoltà. Faccio mie anche le loro difficoltà ed ecco che nasce l'idea vincente: potremmo festeggiare tutti i compleanni compresi quelli dei bambini che compiono gli anni in estate e non possono condividere quel momento di gioia con i compagni di classe.
Ottengo il permesso. Il giorno dopo preparo tutto con cura: torta, bignè, bibite e non dimentico un biglietto augurale che abbracci tutta la famiglia della piccola marocchina.
Grande è la sorpresa degli alunni nel vedermi così organizzata a ...festa.
Si fa un allegro scambio di auguri, tante tirate d'orecchie anche per i compleanni estivi. La bimba più stupita è proprio lei ma si trova al colmo della gioia quando una compagna coglie l'occasione per offrirle un dono portato proprio apposta per il suo compleanno.
Al taglio della torta un alunno solleticato dal profumo del dolce mi chiede con un filo di voce se quella è una vera festa di compleanno.
Lo guardo e nella pace e nella verità rispondo no: quel giorno - per una fortunata coincidenza - in classe nessuno compie gli anni. E' felice ed è proprio lui a ricevere la prima fetta che mangia con grandissimo sollievo: la fede della sua famiglia, infatti, non permette di festeggiare neppure i compleanni.
La settimana successiva è la piccola festeggiata che mi corre incontro e mi dice: "Lo sai maestra da quando mi hai fatto la festa ogni giorno ricevo un regalo!"