La mia famiglia esiste ancora
- Categoria: InAzione
- 31/03/12
Mi sono sposata con R. 21 anni fa e dal nostro matrimonio sono nate due figlie. Una sera, la nostra figlia più piccola allora aveva solo 2 anni, mio marito mi ha comunicato che il nostro matrimonio era finito: lui non provava più nulla per me. In più era sua convinzione che il nostro matrimonio, seppure celebrato in chiesa, non avesse alcun valore e pertanto lo riteneva davvero finito.
Le sue parole mi giunsero completamente inaspettate e provocarono in me un dolore così lancinante che mi attraversò tutta. Mano a mano sentivo crescere in me un forte senso di ribellione: non capivo il perché di quella decisione e sicuramente non volevo che un fatto simile accadesse proprio a me
Sentivo di voler bene a mio marito e seppure nella nostra vita familiare ci fossero dei problemi non mi ero resa conto che fossero così gravi da portare ad una rottura e per di più definitiva.
Mi sono ritrovata più volte a riflettere sui motivi che potevano essere stati causa della nostra separazione: forse tra noi non c’era un vero dialogo e questo non c’era di aiuto a superare alcuni problemi concreti come quello della casa troppo piccola o come quello dell’accudimento della bimba più piccola che presentava delle difficoltà.
Tutto attorno a me sembrava crollare: mi sentivo fallita, carica di tanti sensi di colpa per un matrimonio finito; mi ritrovavo a vivere in soli 24 mq di casa mal organizzati e poco salubri; dovevo lavorare e in più avevo da crescere 2 figlie di cui una andava particolarmente curata.
Ma proprio in quella situazione ecco farsi spazio dentro di me una certezza: Dio. Sempre di più sentivo forte che Dio mi amava in quella precisa situazione fatta anche di limiti e di errori e che non mi avrebbe abbandonato. Questa sicurezza la devo ancor oggi alla fede trasmessami da mia mamma e dall’incontro personale con Gesù avvenuto a 14 anni in un incontro simile a questo in cui ci troviamo oggi. Quel Dio un po’ dimenticato nella mia vita di famiglia era tornato al centro del mio esistere, dandomi la forza di andare avanti con nuova fiducia.
Ora a Lui potevo chiedere aiuto, talvolta senza sapere cosa chiedere perché le necessità erano molte.
E la Provvidenza non ha tardato ad arrivare proprio attraverso gli amici dei Focolari che, conosciute le mie difficoltà, hanno messo a nostra disposizione e gratuitamente un piccolo ma vivibile appartamento oltre che il loro sostegno morale.
Finalmente non mi sentivo più sola, ero più serena e sicura, tanto da poter offrire a mia volta sostegno a mio marito che attraversava un grave momento di difficoltà a causa di una sua malattia piuttosto grave. Lo abbiamo accolto in casa fino alla sua guarigione, fino a che lui si è sentito di ritornare a casa sua.
Il mio amore per lui era più attento e consapevole. Amarlo significava per me anche essere ferma nelle richieste necessarie e a tutela delle figlie, richieste che mi costava molto fare perché avrei preferito arrangiarmi da sola, ma sentivo che escluderlo non era giusto.
Il frutto di questo nuovo modo di amare è stato il suo impegno a farci ritornare dopo qualche anno nella nostra vecchia casa ampliata, ristrutturata e finalmente dignitosa.
Certo, i momenti di sofferenza non sono mancati, ma erano diventati per me la via maestra per crescere nel rapporto con Dio. Sentivo che la mia anima si affinava e questo mi aiutava a mantenere con lui rapporti chiari, ma impostati sul rispetto e la delicatezza.
Oggi riconosco, e può sorprendere, che tutto questo dolore è stato un dono che mi ha aperto la strada verso Dio. Recentemente in un incontro promosso dai Focolari per persone sposate ma separate ho anche scoperto l’importanza del valore del sacramento del matrimonio. Il mio sentirmi ancora sua moglie, quindi, non era un errore. Con la separazione diverso doveva diventare il mio modo di amarlo, rispettando la sua scelta di vita.
Oggi so che per me e le mie figlie la mia famiglia esiste ancora, pertanto sento mio compito e responsabilità informare mio marito sulla vita delle figlie, coinvolgerlo nelle scelte importanti che riguardano il loro futuro o anche su piccole cose. Un giorno per esempio ha accettato di uscire con me e mia figlia per aiutarla ad acquistare una giacca. Lui avrebbe preferito andare da solo a fare l’acquisto, ma poi ha accettato la proposta di andare insieme. Così alla fine, dopo avere ben valutato e scelto in pieno accordo la giacca di migliore qualità, nostra figlia ci ha spiazzati scegliendone un’altra più allegra ma di minor qualità.
Una cosa che mi costa fatica è affidargli nostra figlia adolescente che è una ragazza diversamente abile e pertanto richiede maggiori cure. Sono abituata a darle il sostegno necessario e ad esigere da lei che svolga quelle piccole azioni di cura personale che lei tralascerebbe volentieri. Per mio marito non è semplice stare con lei e ottenere gli stessi risultati però sono sicura che anche questo è un modo per essere sempre famiglia.