Accoglierla come il dono più bello per la nostra famiglia
- Categoria: InAzione
- 31/03/12
Sono sposato con Raffaella da 17 anni con 4 figlie, di 14 anni, 12, 7 e la piccola di 6 mesi. Abbiamo sempre desiderato una famiglia numerosa, ma quando sembrava che un quarto figlio non sarebbe più arrivato abbiamo accettato la cosa cogliendone anche gli aspetti positivi: con i figli ormai grandi ci si poteva permettere maggiore libertà nell’organizzare le vacanze, spazi per coltivare i nostri interessi e maggiore tranquillità nella gestione della quotidianità. Inoltre avremmo potuto investire più tempo nel lavoro per garantirci una certa sicurezza economica.
A questo punto, la scoperta di aspettare un altro bambino ci ha colti impreparati. “ Ma come” ci siamo detti “proprio adesso che tutto sembrava così ben pianificato e tranquillo….Dovremo stravolgere tante cose…, vacanze, spazi in casa, ritmi… Fra l’altro abbiamo dato via tutto il vestiario per neonati, la carrozzina...”.
Temevamo anche una reazione negativa da parte delle nostre figlie più grandi che potevano vedere nel nuovo fratellino una limitazione della loro libertà. Avevamo paura anche dei commenti di parenti ed amici: potevano pensare che alla nostra età 3 figli potevano bastare.
Sentivamo però che se quel bambino ci era stato mandato in quel momento, dovevamo accoglierlo come il dono più bello per la nostra famiglia, senza preoccuparci delle conseguenze.
Per prime lo abbiamo detto alle nostre figlie: dopo un po’ di incredulità sono state felicissime!
Comunicandolo poi a parenti ed amici abbiamo trovato appoggio e sostegno ed un entusiasmo che ci faceva ricordare solo gli aspetti positivi.
I primi mesi di gravidanza sono stati un po’ difficili per Raffaella tanto che è stato necessario un ricovero ospedaliero. In questi momenti abbiamo visto nelle nostre figlie crescere la disponibilità: si occupavano di alcune faccende domestiche, cercavano di essere il più possibile autonome nei loro impegni e di evitare i litigi perchè in casa ci fosse più serenità.
A livello medico ci è stato proposto di svolgere alcuni esami approfonditi per verificare eventuali anomalie nel feto. Ne abbiamo parlato tra noi due e abbiamo deciso di non volere alcun esame prenatale, che poteva essere anche pericoloso per il nostro bambino, perché, qualunque fosse stato l’esito, non avremmo mai potuto interrompere la sua vita.
Ovviamente, non avendo più né vestitini, né attrezzatura per un neonato avremmo dovuto sostenere delle spese impreviste…, il che non era indolore. Ci siamo affidati all’amore delle altre famiglie con cui condividiamo questo ideale di fraternità. Infatti fin dai primi mesi sono arrivate talmente tante cose (carrozzina, culla, vestitini…) che non serviva acquistare nulla ma potevamo addirittura donare ciò che ci sembrava superfluo.
Il termine della gravidanza era previsto per la fine di giugno e quindi si prospettava un’estate un po’ insolita: sarebbe stato difficile andare tutti insieme in vacanza. Sapevamo però che le nostre figlie desideravano tanto trascorrere qualche giorno al mare.
E’ stato così che, con un po’ di fatica ma con serenità, Raffaella ha proposto loro di andare al mare con me dopo la nascita, mentre lei sarebbe stata a casa con la neonata.
A Raffaella, come è naturale, è costato molto fare questo passo, ma la gioia che ha visto in loro ci ha dato la certezza che era la cosa giusta da fare e la sicurezza che anche se sarebbe stata da sola per una settimana sarebbe andato tutto bene.
Finalmente, dopo tanta attesa, il 5 luglio è nata Beatrice una bella e sana bambina.
Assieme alla grande gioia che ha dato a tutti il suo arrivo, abbiamo dovuto fin dai primi giorni fare i conti con la fatica che questa nuova realtà portava: allattamento, notti in bianco, gelosie... E’ stato l’amore che ci ha fatto trovare soluzioni ai piccoli problemi quotidiani.
Ogni mattina prima di andare al lavoro cercavo di sistemare casa e preparare la colazione per tutti, e così permettere a Raffaella di stare vicino alla figlia che più risentiva della presenza di Beatrice.
Importante è stato l’amore concreto e l’attenzione che abbiamo ricevuto da altre famiglie: una telefonata, una visita o un aiuto alleggerivano la fatica e ci si sentiva supportati.
Fondamentale è il confronto fra noi due e la disponibilità all’ascolto e al dialogo con le nostre figlie per capire le loro esigenze. Infatti sperimentiamo che, sentendosi amate, a loro volta sono più disponibili fra di loro e verso di noi.
Abbiamo anche tante gioie come la tenerezza provata nel vedere le nostre figlie adolescenti coccolare la sorellina o fare a gara per imboccarla o l’incanto quando la piccola gioca alle bambole con Beatrice e riesce a tenerla tranquilla per molto tempo.
Oggi a distanza di 6 mesi possiamo dire che la presenza di Beatrice ci ha sì stravolto un po’ la vita ma ha arricchito ciascuno di noi portando numerosi frutti: una maggiore maturità nelle nostre figlie e la crescita dell’unità fra di noi.