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Accompagnare i figli nella vita, ma premettere l’amore fra noi genitori

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Siamo sposati da 21 anni, anni belli, anche se intensi ed impegnativi. Abbiamo 4 figli, dai 20 ai 12 anni. Ci sarebbe piaciuta una famiglia anche più grande, ma altre quattro gravidanze si sono interrotte nei primi mesi.
Per noi è molto importante considerare i figli come persone, e questo non è mai scontato, perché come genitori ci si sente spesso protagonisti della vita dei figli, li vogliamo vedere crescere secondo i nostri schemi, ci sentiamo le loro guide.
Un fatto che ci ha subito messo nel giusto atteggiamento, è stato un incidente capitato quando uno di loro aveva due anni. Eravamo con amici su un prato quando, girando lo sguardo, F. ha visto la piccola sotto la loro macchina che andava in retromarcia. Ha urlato bloccando così la macchina. Sono andato a tirarla fuori senza sapere cosa avrei trovato: miracolosamente era sotto la parte centrale della macchina, le ruote non l’avevano investita. Lì ho capito che non devo progettare la vita dei miei figli perché sono anzitutto figli di Dio.

Un punto che ci sembra importante è rendere partecipi i figli della nostra vita, anche degli aspetti più difficili. Pensiamo infatti che non dobbiamo rendere loro tutto facile, piuttosto condividere le loro difficoltà. Così ci aiutano, per esempio, nella periodica convivenza con la nonna che ha bisogno di continua assistenza.
Nell’economia familiare cerchiamo di tener conto di quanti sono nel bisogno. All’inizio del nostro matrimonio eravamo in realtà squattrinati per cui, non per scelta ma per bisogno, abbiamo accettato con gratitudine l’aiuto, soprattutto in vestiario per i quattro bambini, che ci veniva dalle famiglie dei Focolari. In seguito, quando entrambi abbiamo potuto lavorare, le disponibilità sono aumentate, ma abbiamo cercato di mantenere un’economia familiare sobria, chiedendoci sempre quali spese fossero necessarie e quali superflue, accettando con gratitudine quanto ci veniva donato e decidendo assieme come vivere la condivisione. Questo è forse uno degli aspetti in cui abbiamo visto una maggiore adesione da parte dei nostri figli: sono parsimoniosi, non seguono ciecamente la moda cercando vestiti firmati, non vogliono nemmeno il telefonino…
L’altro giorno ero in un negozio sportivo con il figlio di 19 anni per comperare le scarpe da calcio. Gli ho proposto di comperarsi anche un paio di pantaloni. Lui ci ha pensato un momento e mi ha detto che ne ha già quattro paia e che gli possono bastare.
La più grande ha proposto ai fratelli e ai cugini di fare un’adozione a distanza, in aggiunta a quella che sosteniamo come famiglia. Ultimamente avendo letto su Città Nuova dei bisogni in cui si trova il Pakistan, ha deciso di donare metà della borsa di studio ricevuta per i buoni risultati scolastici.

Dalla spiritualità dei Focolari abbiamo imparato a guardare al positivo che c’è in ognuno e puntare su quello. A questo proposito ho fatto tanti errori, in particolare con un figlio. Ho capito invece l’importanza di fare le correzioni individualmente, nemmeno i fratelli dovrebbero sentire, altrimenti si possono creare ferite difficili da ricucire.
Ciò che aiuta, comunque, è se viviamo noi per primi in atteggiamento positivo verso gli altri. Capita spesso, in genere a tavola, che Claudio sottolinei qualcosa di bello che mi riguarda: penso che questo, oltre a far capire il rapporto fra di noi, coinvolge anche i figli in un modo più positivo di affrontare la vita.
Abbiamo anche visto quanto è importante trovare il tempo di fermarsi ed ascoltarli, cercare di capirli in profondità. Per esempio un figlio ha passato un periodo di crisi e per una decina di giorni non siamo riusciti a farlo andare a scuola: la causa probabilmente era solo il passaggio dalle elementari alle medie e l’impatto con un ambiente per lui troppo rumoroso.

Davanti a questa situazione imprevista non sapevamo quale linea adottare, anche perché lui non sapeva o non voleva spiegare. Pensando solo a volergli bene, un pomeriggio sono stato due ore con lui sul letto, finché è riuscito a dirmi qualcosa. E’ stato il primo passo verso la soluzione del problema, ma ne ha guadagnato il rapporto tra noi due.

Come mamma lavoratrice sono tante le difficoltà nella gestione familiare, anche se sempre abbiamo condiviso tutto con C., che avendo però un lavoro da operaio è legato molto più di me ad orari e alla fatica di un lavoro manuale. Ovviamente abbiamo coinvolto anche i ragazzi nella gestione della casa, chiedendo il loro contributo. Un po’ per spirito di indipendenza, un po’ con fini educativi, abbiamo deciso di non farci aiutare da persone esterne: ci sembra che sia preferibile non avere la casa a puntino, ma che i ragazzi si rendano più responsabili e consapevoli, che sappiano sistemare quanto hanno messo in disordine, che in futuro possano diventare autonomi. Qui ho visto che ci vuole anche equilibrio, perché talvolta rischiavo di stressare i figli assegnando le varie commissioni, quindi man mano che crescevano abbiamo utilizzato varie strategie. Quando erano piccoli a loro piaceva costruirsi il carrello delle pulizie e farsi un tabellone settimanale dei vari lavori; adesso qualcuno vede quello di cui c’è bisogno, a qualcun altro chiediamo noi. Cerco che non suonino ad ‘ordini’: inizialmente li volevo vedere scattare e, se c’erano tentennamenti, avevo pronta un’altra richiesta. Poi ho capito che potevo lasciare quel minimo di libertà sui tempi di esecuzione, che era opportuno non chiedere sempre alla stessa persona le stesse cose, ma che bene o male ognuno poteva svolgere di volta in volta tutte le mansioni di cui in casa c’è bisogno.

Certo è importante l’affetto e l’amore verso i figli, ma tutto deve partire dal nostro rapporto di coppia. A volte a tavola basta un’occhiata o una pedatina sotto il tavolo per correggerci a vicenda. Non sempre per me è facile accettare l’osservazione di mia moglie e perdere la mia idea, ma so che questo è un modo per dare visibilità ai figli del mio volerle bene.

In pratica, abbiamo sperimentato che nella misura in cui ci amiamo diamo esempio ed educhiamo, specialmente nei momenti in cui l’amore non è scontato.