Cucinare o pulire la casa o studiare..."con" gli altri
- Categoria: InAzione
- 31/03/12
Ciao! Siamo Francesco, Luca, Mario e Tommaso. Studiamo sociologia, economia, ingegneria e filosofia. Due di noi lavorano in una scuola elementare. Veniamo da Verona, Trento e Treviso e da quest'anno viviamo insieme in un appartamento a Trento che noi chiamiamo “casetta”. Abbiamo deciso di vivere insieme perchè condividiamo l’ideale di Chiara Lubich che cerchiamo di vivere ogni giorno. Viviamo in modo che ogni gesto della nostra giornata, dal più piccolo al più grande, abbia alla base l'amore reciproco, perché vogliamo puntare ad essere come una famiglia.
Ciascuno con i propri talenti e con la propria diversa sensibilità cerca di amare l’altro come lui vorrebbe essere amato. Vi raccontiamo alcuni episodi del quotidiano.
Per creare questo clima di famiglia abbiamo deciso di condividere le nostre cose: dal computer alle chitarre ed a numerose altre cose che possono servire a ciascuno ogni giorno. Dividiamo equamente tutte le spese, dall’affitto al vitto aiutandoci quando qualcuno di noi è in difficoltà.
Un giorno avevamo impastato degli gnocchi per la cena con alcuni amici. Avendone fatti troppi abbiamo deciso di portarli all’anziana signora che abita al piano di sotto. Lei, vedendo che erano troppi ne ha portati alcuni alla sua vicina ancora più anziana di lei. Quest’ultima ha a sua volta condiviso gli gnocchi con la badante che si prende cura di lei. Si è rinsaldata così una rete di rapporti con i vicini.
Alla base di questo stile di convivenza sta la scelta, prima di tutto personale di ciascuno, la scelta cioè di spendere la vita per seguire la strada che Chiara ha aperto. Come lei ci ha insegnato non possiamo seguirla da soli, ma con gli altri. Questo “con gli altri”, questo vivere insieme, ci ha portati a scegliere di abitare la “casetta” anteponendo a tutto l’amore reciproco.
Ogni martedì tutti noi della “casetta” andiamo a giocare a calcio con i nostri amici. Lo scorso martedì in uno scontro, ho preso una forte botta alla caviglia. La mattina dopo, nonostante la caviglia fosse ancora dolorante, pensavo di organizzare la mia giornata normalmente. Parlando tra di noi abbiamo deciso che sarebbe stato meglio andare al pronto soccorso. Ciascuno era pronto a perdere la propria giornata di studio e di impegni per accompagnarmi. Anche il fatto che sia venuto uno piuttosto che l’altro, con me all’ospedale, l’abbiamo deciso insieme.
Cerchiamo di essere tutti presenti nel momento delle pulizie della casa. Non sempre però ci riusciamo. Infatti uno di noi che ha una sensibilità particolare riguardo l’ordine e la pulizia e che generalmente coordina questo momento, qualche settimana fa non c’era. Sarebbe stato finalmente il momento di pulire rapidamente e senza troppa precisione. Così facendo però non ci sembrava di volergli bene, quindi ci siamo detti che quel giorno avremmo pulito come lui avrebbe voluto.
Ogni giorno, lezioni e lavoro permettendo, studiamo insieme in biblioteca. Questo ci è di grandissimo aiuto per superare tante piccole difficoltà che ci distraggono durante lo studio. Capita di notare a volte, ad esempio, delle ragazze che per il loro abbigliamento fanno pensare che siamo in spiaggia… inutile dire che non venga voglia di commentare o soffermarci…, ma il rapporto costruito giorno per giorno tra noi, con uno sguardo scambiato lì per lì, ci aiuta a mantenere la costanza e la concentrazione nello studio, ma soprattutto a tener alto il rispetto che vogliamo avere per tutti, senza distinzioni. E’ bello anche aiutarci a studiare: pur essendo tutti di diverse facoltà più volte ci siamo trovati ad ascoltare l’uno o l’altro che si preparava per un esame orale ed aveva bisogno di ripetere ad alta voce.
Sensibilità diverse comportano spesso punti di vista diversi. Succede che ci troviamo ad urtare la sensibilità dell’altro, anche senza volere. Ci diciamo come la pensiamo in un dialogo vero e sincero, disponibili a perdere la propria idea, anche se questo comporta una bella difficoltà. Sperimentiamo però che questo accresce il rapporto tra di noi, convinti che ci si dica le cose non per giudicarci, ma perché ci vogliamo bene.