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8 giugno - La fraternità nella città



Il momento più solenne della visita di Chiara a Trento.
L’incontro con il Consiglio comunale.
Un messaggio forte per una comunanza di valori.


Legni antichi, affreschi recuperati all’antico splendore, quadri di santi, vescovi e signori. Palazzo Geremia, sede del Comune di Trento, è un incanto. Ci sono tutti, o quasi, per l’incontro con Chiara: presidenti di provincia e regione, senatori e deputati, rappresentanti del mondo culturale, militare, economico, religioso e civile. Le era stato chiesto di parlare della fraternità in politica. Serpeggia una sottile attesa per le sue parole, in una riunione insolita...

«La fraternità - comincia a dire Chiara - è addirittura, per chi è credente, il piano di Dio sull’intera umanità. Ma essa è un principio presente, con accenti sublimi, pure nei sacri libri di molte fra le grandi religioni, come è presente, perché inscritto nel cuore di ogni uomo, in qualsiasi persona, anche senza un riferimento religioso, purché attenta alla propria coscienza. Cosicché la fraternità consente a tutti gli uomini di riconoscersi uguali per l’aspirazione più profonda presente in ciascuno: quella di amare ed essere amato all’interno di una comunità di fratelli. La fraternità, se è necessaria dovunque, non può non esserlo nella politica».

E va applicata anche alla città: «Il Comune riesce a rispondere bene alle esigenze dei cittadini - continua Chiara - se colui che governa ha, alla base del suo impegno politico, l’esigenza di vivere la fratellanza con tutti, e guarda anche al cittadino come ad un fratello».

Sembra di intravedere un desiderio dietro le sue parole. Ne è convinto anche il sindaco: «Ẻ il sogno di una città che riesca a crescere collettivamente attraverso dei valori condivisi… Credo che il messaggio di Chiara sia stato proprio quello di dirci: “Si può fare!”, senza avere paura». 


         


Dall’intervista rilasciata dal sindaco dott. Alberto Pacher a Michele Zanzucchi, per Città nuovae per il Centro Santa Chiara.

Quale sogno ha lasciato intravedere la visita di Chiara Lubich qui a Trento?

«Proprio questo, cioè il sogno di una città che riesca a crescere, a leggere se stessa come una entità che cresce collettivamente attraverso la sedimentazione e la metabolizzazione di grandi valori condivisi; di una visione di una comunità che sia sempre più coesa, sempre più cosciente di essere una comunità cittadina con una propria storia, un proprio passato, un proprio presente condiviso e una visione di futuro condivisa. Questa è l’identità cittadina, che non si esaurisce in se stessa, ma è aperta. A noi piace pensare a Trento come a una città aperta, una città capace di accogliere, di considerare come propri concittadini anche chi viene da fuori, chi viene da altre storie, altre culture, altre tradizioni e che è qui temporaneamente o in via permanente. E ciò anche per aiutarci a crescere. Io credo che il messaggio che ci ha donato Chiara sia stato proprio quello di dirci: “Si può fare!”. Le città possono crescere senza avere paura, ma pensando piuttosto che quello che può legare i tanti fili di cui sono composte le trame di una città è proprio un disegno di speranza. Credo che perché il tessuto sia compiuto pienamente, non si possa tralasciare nessuno di questi fili».

Chiara fin dall’incontro in duomo ha parlato di un progetto per fare di Trento una città “più ardente”, riprendendo l’aquila ardente simbolo della città. Cosa si aspetta?

«Guardi, sono veramente curioso. Però mi piace l’idea, mi piace l’idea, se ardente vuol dire che nella nostra città possa ardere la passione per questi valori di fondo, la passione per costruire relazioni positive... Trento è una città matura che ha sedimentato profondamente dentro di sé il senso dell’accoglienza, della solidarietà, del donare se stessi; abbiamo migliaia di persone che fanno volontariato nei più diversi settori, dal volontariato sociale a quello internazionale attraverso le missioni, a quello sportivo e culturale. Sono migliaia le persone che dedicano una parte di se stesse agli altri. Quindi, è un buon terreno su cui costruire un progetto di rilancio e, come dire, ravvivare questa fiamma che arde nella nostra città. Credo che in questa città tale progetto troverà un buon terreno su cui svilupparsi».

Testo integrale dell'intervista

Documenti

Ideali da tradurre nella vita politica
il saluto del presidente del Consiglio comunale di Trento Marco Dallafior

Possiamo contare gli uni sugli altri
le parole della prima firmataria dell'ordine del giorno di invito a Chiara Lubich nella sua città di Trento Francesca Ferrari

Una domanda di ispirazione sul nostro futuro
il discorso del sindaco di Trento Alberto Pacher

La fraternità nell'orizzonte della città
il discorso dell'invitata sulla politica di comunione in una municipalità Chiara Lubich