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10 giugno - Dal Focolare al mondo

 

Festa di popolo al Palazzo dello sport:
4 mila persone per testimoniare che la scintilla partita da Trento
è giunta agli ultimi confini della terra.




Una foto di Gianni Zotta, pubblicata su Vita Trentina a corredo dell’intervista di Ivan Maffeis e Diego Andreatta, torna in mente ripensando al momento in cui Chiara, seguita dalle sue prime compagne, lasciò Trento per andare lungo le strade d’Italia, d’Europa e del mondo nei lontani anni Quaranta. E dal mondo ora torna a Trento, in questo primo scorcio di nuovo millennio. I media si interessano a lei come mai in precedenza: circa duecento passaggi nel suo soggiorno trentino, tra quotidiani, settimanali, radio, televisioni, Internet e altro ancora.
 

Chiara è apparsa assolutamente trentina, e nello stesso tempo cittadina del mondo. La stessa constatazione viene ripetuta, seppur con altre parole, dal titolo dell’incontro tra lei e la cittadinanza, organizzato dal Comune e dai Focolari: “Chi beve l’acqua pensa alla sorgente”. Tre poltroncine bianche in prima fila: a destra il sindaco, a sinistra l’arcivescovo, al centro Chiara.

Il presidente del Coro Dolomiti, Giacomo Santini, attualmente parlamentare europeo, consegna una targa: «A Chiara, prima voce nel coro della solidarietà. Firmato: Coro Dolomiti».

I satelliti di Telespazio e del Crc del Canada fanno viaggiare sulle onde televisive quanto avviene nel catino del Palazzo dello Sport. C’è pure Internet a diffonderlo. Così mezzo mondo segue Chiara spiegare il titolo: «Si tratta di quell’acqua, che sta a significare luce, amore e forza dello Spirito, presenti in uno di quei doni definiti “carismi” che, di tempo in tempo, lo Spirito Santo manda alla sua Chiesa per venire incontro ad attese dell’umanità. Ebbene, 58 anni fa, uno di questi doni è stato elargito proprio qui, in questa terra benedetta, per cui l’acqua, di cui metaforicamente si parla, ha la sua sorgente nella nostra città, Trento».
 


Riprende poi il racconto dei primi tempi della sua avventura, ma anche le successive tappe vissute a Roma, in Italia, in Europa, nei continenti extraeuropei: «E, poiché chi beve l’acqua non può non pensare alla sorgente - continua -, la nostra città Trento è nota ormai in tutto il mondo».

Alla folla del Palazzo dello Sport Chiara Lubich promette che rimetterà ancora piede nella città, ma a una condizione: «Tornerò a Trento se voi la renderete “ardente”».


 

Elisabetta Brunelli, sull’Alto Adige, così scrive sotto il titolo: “In cinquemila per salutare Chiara Lubich”:

«La visita pubblica è terminata ieri con il congedo organizzato nello stile tutto focolarino, di storie vere provenienti dal mondo alternate a canti e coreografie multietniche. E la competenza dei fonici del Movimento è riuscita perfino a superare quello che è uno dei limiti del palazzetto: l’acustica. E, così, la voce di Chiara Lubich e degli altri protagonisti delle tre ore di festa sono state amplificate in modo perfetto.

«All’incontro hanno preso parte focolarini provenienti dal Trentino e dalle province vicine (soprattutto Bolzano e Padova), ma non sono mancati laici, suore e sacerdoti che pur non essendo membri attivi del Movimento - sono stati attratti dalla spiritualità dell’unità o, comunque, la volevano conoscere meglio. E l’incontro è riuscito a rispondere alle attese di questi tre diversi tipi di pubblico. Slogan e canzoni del Gen Rosso ripetuti in coro dai primi, applausi scroscianti e tanti sorrisi da parte degli altri. La leader carismatica, senza dubbio, lei, Chiara Lubich, salita sul palco a narrare le origini e le potenzialità del movimento con l’agilità di una ragazzina, che rispondeva alle ovazioni alzando le braccia “all’americana”.

«Chiara Lubich da parte sua, ha voluto fare un patto con la città: “Voi cominciate ad incendiare Trento e io tornerò”. È proprio questo l’aspetto della fondatrice dei Focolari che colpisce di più: nonostante gli 81 anni compiuti, racconta le origini del movimento (l’ha fatto anche ieri, in modo dettagliato, ricordando eventi, persone e luoghi di 58 anni fa) non per compiacersi di quanto ha operato, ma per dare motivi di speranza, per aiutare la gente a credere che l’amore gratuito e reciproco si può vivere in tutte le epoche e in tutti i contesti. Lo stesso scopo (e filo conduttore) hanno avuto le testimonianze giunte da alcuni dei 182 paesi dove il movimento si è diffuso».

 

Luca Franceschi, su L’Adige, col titolo “Canti, balli ed esperienze di vita per dire grazie alla fondatrice”:

«In diretta mondiale satellitare per due ore e in collegamento Internet, quella che fu una sconosciuta maestra trentina (che ora ha 12 lauree ad honorem) ha parlato ancora una volta della forza dello Spirito Santo. “Il dono dello Spirito 58 anni fa è stato elargito dal Signore proprio qui a Trento - ha detto la Lubich - e questo carisma viene deposto nei cuori di uomini e donne semplici, poveri, fragili perché risplenda meglio la sua potenza”. Il Gen Rosso(gruppo che ha prodotto cinquanta album con oltre 200 canzoni) si è alternato al coro Dolomiti per le esibizioni musicali tra una testimonianza di fede e l’altra. Sul palco sul quale sovrastava accanto al maxischermo video il proverbio cinese “chi beve l’acqua pensa alla sorgente”, sono saliti molti testimoni di fede e speranza, provenienti da ogni parte del pianeta.

«Se i watt diffusi dalle casse acustiche del complesso musicale scaldavano e scuotevano i corpi dei quattromila amici e focolarini presenti da tutto il mondo, le parole dette e cantate ieri hanno scaldato e scosso le coscienze.

«Mons. Luigi Bressan, che si è definito sul palco “commosso e felice”, ha sottolineato “l’unità che il Trentino ha vissuto a Pentecoste sia con la Festa dei popoli in piazza Fiera assieme a decine di etnie e sia grazie alla freschezza e alla giovinezza di un gruppo che ha 60 anni, il Movimento dei Focolari che genera spirito di comunione”.

«La festa, vissuta live dai presenti al Palasport di Trento e seguita in diretta satellitare in tre paesi europei, nove del Sud America e diffusa in Italia tramite una cinquantina di emittenti private, si è conclusa con suore in piedi che battevano le mani a ritmo di musica e bambini che danzavano i suoni delle canzoni per “un’altra umanità”. E sbandieratori che idealmente ieri hanno mescolato e avvicinato ecumenicamente l’Inno del Trentino cantato dal coro Dolomiti al rap, agli spiritual, alle ragazze della danza coreana, alle canzoni africane. Suggellando così il sogno di Chiara Lubich: “L’unità e la comunione tra i popoli”».




Documenti

 Chi beve l'acqua pensa alla sorgente 
     le parole centrali della manifestazione
     Chiara Lubich

      
file audio