Chiara Lubich, da Trento al mondo
La mostra “Chiara Lubich, città mondo”, che come Fondazione Museo storico del Trentino abbiamo organizzato insieme al Centro Chiara Lubich, offre una grande opportunità. Si tratta, infatti, di contribuire, come può farlo un’Istituzione culturale che si occupa di storia, ad un’adeguata divulgazione della vita, dell’azione e del pensiero di questa straordinaria donna trentina.
Il contesto del Centenario della sua nascita, che vedrà la presenza a Trento e in Trentino (in particolare nel Primiero) di moltissime persone provenienti dal mondo, permette anche alla nostra comunità di rapportarsi in modo nuovo a questa figura. Rappresenterà innanzitutto un’occasione per conoscerla, per suscitare curiosità, per interrogarci. Non è un caso che la mostra propone fin dal titolo l’attenzione ad una “città” che si apre necessariamente al “mondo”. E si tratta di un rapporto complesso, in continuo divenire, storicamente determinato dall’esperienza concreta di attraversamento del Novecento, ma anche aperto alle riflessioni, alle parole, ad un’azione che diventa sempre più collettiva e di comunità. Disposta al dialogo, al confronto, alla condivisione.
Cosa ha rappresentato Trento e il Trentino per Chiara Lubich? Lo scopriremo percorrendo la sua biografia, partendo dalle sue origini, dalla sua formazione, dalla sua attività di maestra elementare. Sullo sfondo la Trento del primo dopoguerra, ancora segnata dagli effetti devastanti del Primo conflitto mondiale, gli anni del fascismo con la sua capacità propagandistica e di creazione del consenso. Poi nuovamente la guerra: con i bombardamenti, le privazioni, il continuo sforzo di coltivare speranze. Ma vi sono anche le montagne, i paesaggi straordinari, i valori di solidarietà e di cooperazione che contraddistinguono la popolazione trentina.
Cosa ha rappresentato (ma specialmente cosa può rappresentare) Chiara Lubich per Trento e il Trentino? Sicuramente moltissimo così come per altre comunità, altre “città”, che costituiscono il nostro mondo. Ma in particolare il suo è un ruolo che si collega e ben esprime una specifica vocazione territoriale e ad una particolare collocazione di “terra di confine”. Interrogarci sulla sua figura, conoscerla, è quindi un’ulteriore assunzione di consapevolezza: collocarla adeguatamente nella nostra storia è un modo per affrontare le sfide che ci stanno di fronte.
Giorgio Postal
Presidente della Fondazione Museo storico del Trentino